Come funziona il Meccanismo europeo di stabilità, i suoi vantaggi, e la paura delle condizioni
I ministri delle finanze dell'Ecofin, in data 7 aprile, si uniranno per discutere delle contromisure economiche che l'Unione Europea dovrà prendere per fronteggiare la crisi causata dal coronavirus.Sul tavolo delle trattative c'è la questione dei coronabond e del Mes anche se l'agenzia di stampa tedesca, la Dpa, ha lasciato trapelare che sia la Germania sia la Francia presenteranno una versione “light” del Mes.
Il MES
Il Mes, meccanismo europeo di stabilità o fondo salva-stati, sostituisce dal 2012 i preesistenti Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM). Questo meccanismo non solo prevede aiuti agli stati che si trovano in grave crisi economica ma concede anche prestiti in via precauzionale, ossia prestiti che andrebbero ad aiutare i Paesi che, nonostante presentino dati macroeconomici relativamente stabili, ritengono comunque di avere bisogno di questo tipo di aiuto. La creazione del Mes nel 2012 ha aggirato il divieto imposto dall'art.123 dei Trattati, il quale vieta agli stati membri dell'Unione, ed alla BCE, di aiutare gli stati in difficoltà. La ratio di questo articolo risiede nella paura che i Paesi dell'Unione potessero approfittarsi di questi fondi, sentendosi magari addirittura incentivati ad indebitarsi con la consapevolezza che poi gli altri paesi membri sarebbero accorsi in loro aiuto. La situazione appena precedente la creazione del Mes, ovvero il biennio 2010-2011, tuttavia aveva natura eccezionale, con la crisi economica che si era abbattuta anche sull'economia reale e minacciava milioni di posti di lavoro. L'eccezionalità dell'evento ha fatto si che si istituisse un fondo temporaneo che poi avrebbe avuto natura permanente, il Mes per l'appunto. Il Meccanismo conta su un capitale di 700 miliardi di euro sottoscritto dai paesi membri dell'unione ognuno in base al proprio “peso”: la Germania è il paese che ha versato di più, il 27% del capitale, seguita da Francia e Italia. Quest'ultima partecipa con il 18%.
L'intervento del MES
L'intervento del Mes si articola in varie fasi: innanzitutto si attiva su richiesta del Paese che ritiene necessario ricorrere a questo finanziamento e comunica il suo fabbisogno finanziario.Arrivata la richiesta, il Presidente del Consiglio dei Governatori del Mes invita la Commissione europea e la Bce a valutare il caso: verranno considerati il livello di rischio dello stato richiedente e il rischio per l'intera Unione; la sostenibilità del debito pubblico del Paese richiedente; le necessità economiche del Paese in questione.E' importante notare come il Mes emetta aiuti sotto forma di bond con rating molto alto, come se fosse un titolo dalla tripla A. Questo vuol dire che i tassi di interesse sarebbero molto vantaggiosi per il Paese richiedente e ciò costituirebbe una importante tutela dalla speculazione finanziaria, poiché se un paese ha delle difficoltà economiche è molto probabile che i suoi titoli di stato appartengano a delle classi inferiori e gli interessi degli stessi siano decisamente più alti, aggravando ulteriormente lo scenario economico.
Il nodo delle condizionalità
Successivamente alla fase delle valutazioni di cui sopra, il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea e la Banca centrale negozieranno con il Paese che richiede gli aiuti un protocollo di intesa (Memorandum of Understanding, MoU). In questo memorandum si metteranno nero su bianco le condizioni per accedere a questo prestito, verrà descritta in dettaglio la gravità della situazione economica e il tipo di intervento che verrà fatto. E' proprio sulle condizioni, però, che si concentrano le perplessità di praticamente tutto l'arco costituzionale (Presidente Mattarella compreso). La politica italiana teme che ricorrere al Mes sia per l'Italia un abbraccio mortale che ci potrebbe portare ad una situazione simile a quella della Grecia quando, nel 2012, richiese l'intervento del Mes. Tra le condizioni di allora c'erano riforme strutturali e di vigilanza bancaria ma anche tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni che hanno portato ad una situazione di grave disagio sociale nel paese ellenico.Per quanto riguarda il caso italiano nello specifico, Alessandro Cascavilla e Giampaolo Galli, dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani, dicono che “la condizionalità non potrebbe che essere coerente con l'emergenza che stiamo vivendo”. Vale a dire che data la natura esogena ed eccezionale dell'emergenza, una malattia che viene dall'Asia appunto, e simmetrica dato che riguarda tutti i Paesi dell'Unione, l'Italia dovrebbe trovarsi delle condizionalità limitate. Il nostro Paese potrebbe ricorrere all'ECCL, una linea di credito precauzionale rafforzata che è specifica per le nazioni che non rispettano in toto i requisiti per appartenere alla linea di credito PCCL (ad esempio debito pubblico elevato). Gli ECCL a differenza dei PCCL prevedono alla fine del prestito delle manovre correttive.Nel caso di un utilizzo di tale fondo la priorità la avrebbero, ovviamente, le imprese più colpite da questa grave crisi e le famiglie. Inoltre i fondi potrebbero essere molto utili per finanziare la cassa integrazione e altre forme di ammortizzatori sociali.
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